Risultati della XVII Edizione del Premio Letterario Internazionale Jacques Prévert 2011
La Commissione esaminatrice della diciassettesima edizione del Premio letterario internazionale Jacquès Prèvert 2011, che è stata presieduta daOlivia Trioschi per la sezione poesia e da Massimo Barile per la sezione narrativa dopo l’analisi delle numerose raccolte pervenute ha stilato la classifica finale.
La premiazione avverrà a Melegnano (Milano) nel mese di gennaio 2012, i vincitori e segnalati verranno avvisati per tempo ed invitati a presenziare.
La premiazione avverrà a Melegnano (Milano) nel mese di gennaio 2012, i vincitori e segnalati verranno avvisati per tempo ed invitati a presenziare.
Sezione Poesia:
Hanno partecipato centoquattordici autori dei quali tre si sono classificati dal 1° al 3° posto, tredici sono risultati Segnalati dalla Giuria.
- Opera 1^ classificata: «Diario di esilio» di Claudio Inconis, Palau (OT). Vince: Targa Jacques Prévert – Pubblicazione di un libro di 48 pagine edito dalla casa editrice Montedit con assegnazione di 100 copie – Attestato.
Questa la motivazione della Giuria: «L’opera vincitrice del concorso è, come rivela sin dal titolo, un diario. Ma non il diario di “un” esilio, bensì il diario “di” Esilio. Dunque, una condizione esistenziale – temporanea, o anche definitiva, ma in questo contesto poco importa la sua durata temporale – diventa un nome, il nome di una persona. E se è vero che nomen omen, il nome fa l’uomo, l’Esilio – l’uomo – che ci parla in questi versi assume da subito i contorni sfumati – affascinanti e ambigui insieme – della distanza perenne, della nostalgia, dell’essere altrove, in una dimensione che oscilla tra l’onirico e il surreale, tra il mare, la terra e il vento. Pian piano, Esilio si svela. Dapprima con una piccola dichiarazione di poetica: “suono sul mare / cantando per i pesci / quartine di pensieri sparsi”. Il suono e il canto sono, lo sappiamo, le prime e più antiche – e pertanto cariche di suggestioni – attribuzioni del gesto poetico; per dir meglio, del fare poetico, dell’intessere emozioni intrecciando suoni, ritmi e parole con la pazienza, l’estro, l’abilità del tessitore. Suonare e cantare sono però anche attività giocose, fanciullesche, che letteralmente sprizzano gioia di vivere: e il nostro Esilio, dapprincipio, è così, un bambino giocoso che gioca con i pesci, guarda il mare, segue il respiro del vento, si inquieta quando le tenebre prendono il posto della luce, si domanda cosa sia l’orizzonte, dove sia, e perché il suo orizzonte sia prima in sé, e poi, forse, fuori di sé. Esilio sa anche essere simpatico, molto. Lo si vede da quel suo fare ammiccante, dal suo rivolgersi al lettore in tono prosastico e dimesso, dall’ostinazione con cui spezza i suoi versi, talvolta violentemente lirici, per riannodare il filo di una comunicazione con il lettore che corre sottotraccia ed è ironica e straniante. Come dire, insomma: io Esilio, vi ammalio e seduco, vi porto con me a visitare i luoghi del sogno e dell’oblio, ma non prendetemi troppo sul serio, canto anche solo per la gioia di farlo, anche perché è deliziosamente inutile, non solo per dare voce al mistero e al dolore della vita, che per tutti è esilio. Esilio – i suoi versi danno questa impressione – cresce: da bambino diventa adolescente, scopre il turbamento del senso e del sesso, diventa saggio, ma sempre con la sua aria un po’ svagata – altrimenti non sarebbe Esilio. Mette lì versi che suonano come piccoli aforismi: “quello che amiamo, che più desideriamo / ci consuma e ci riduce in fumo”; “vedrai che ogni verità / è conquistata a proprie spese”; “l’isolamento è uno specchio / in cui non vedo riflesso”. Esilio vive tante vite, mescola tante età, è come un precipitato di esperienze, un laboratorio di emozioni. Si offre al lettore senza filtri, come uno specchio in cui vedere il riflesso del caleidoscopio che è ogni uomo. E ci ricorda che “l’osservatore è più importante dell’oggetto osservato”. Infine ci saluta, ancora una volta sottotraccia, senza nostalgia e senza amarezza. “Sono Esilio – conclude – e questo è tutto”. Così, senza tanti giri di parole. Perché in fondo, questo è davvero tutto: l’esilio». Olivia Trioschi
Complimenti vivissimi a Claudio Inconis !
Per la Sezione Narrativa:Hanno partecipato settanta autori tra i quali è risultata Segnalata dalla giuria l'opera di Maria Chiara Firinu, Iglesias (CI).«Il canonico di San Severino»
Questa la motivazione della Giuria: «“Il canonico di San Severino” di Maria Chiara Firinu è un amorevole recupero memoriale che alimenta il ricordo fino a renderlo palpabile nelle sue molteplici sfaccettature. L’Autrice accompagna nella rievocazione, con discrezione, muovendosi tra reale ed immaginario, con la sua scrittura avvolgente sempre capace di rendere dominante la forza interiore e, allo stesso modo, anche la magia del tempo». Massimo Barile
Anche a lei vadano i nostri migliori complimenti
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