Ricevo dal signor Gianluca Ferrari la graditissima mail::
Gentile signor Maccioni,
qualche giorno fa curiosavo in Rete, per leggere poesie di De Musset: mi
sono imbattuto nel Suo sito e...nel Pellicano.
Spero di fare cosa gradita inviandoLe mia traduzione (con oltre tre anni di
ritardo, ma cosa vuole, Internet è come il mare, Lei ha gettato una bottiglia,
metaforica e splendida!), e che il poeta, insieme al Suo caro professor
Pepitoni, mi perdonino.
Un saluto molto cordiale
Gianluca Ferrari (Modena)
Lorsque le pélican, lassé d'un long voyage,
Dans les brouillards du soir retourne à ses
roseaux,
Ses petits affamés courent sur le rivage
En le voyant au loin s'abattre sur les eaux.
Déjà, croyant saisir et partager leur proie,
Ils courent à leur père avec des cris de joie
En secouant leurs becs sur leurs goitres hideux.
Lui, gagnant à pas lents une roche élevée,
De son aile pendante abritant sa couvée,
Pêcheur mélancolique, il regarde les cieux.
Le sang coule à longs
flots de sa poitrine ouverte ;
En vain il a des mers
fouillé la profondeur ;
L'Océan était vide et
la plage déserte ;
Pour toute nourriture
il apporte son coeur.
Sombre et silencieux,
étendu sur la pierre
Partageant à ses fils ses entrailles de père,
Dans son amour sublime il berce sa douleur,
Et, regardant couler sa sanglante mamelle,
Sur son festin de mort il s'affaisse et
chancelle,
Ivre de volupté, de
tendresse et d'horreur.
Mais parfois, au milieu du divin sacrifice,
Fatigué de mourir dans un trop long supplice,
Il craint que ses
enfants ne le laissent vivant ;
Alors il se soulève,
ouvre son aile au vent,
Et, se frappant le
coeur avec un cri sauvage,
Il pousse dans la nuit
un si funèbre adieu,
Que les oiseaux des mers désertent le rivage,
Et que le voyageur attardé
sur la plage,
Sentant passer la mort,
se recommande à Dieu.
Poète, c'est ainsi que font les grands poètes.
Ils laissent s'égayer
ceux qui vivent un temps ;
Mais les festins humains qu'ils servent à leurs
fêtes
Ressemblent la plupart à ceux des pélicans.
Quand ils parlent ainsi d'espérances trompées,
De tristesse et d'oubli, d'amour et de malheur,
Ce n'est pas un concert
à dilater le coeur.
Leurs déclamations sont comme des épées :
Elles tracent dans l'air un cercle éblouissant,
Mais il y pend toujours quelque goutte de sang.
Il pellicano (da La
notte di Maggio)
Quando il pellicano, stanco per lungo
viaggio,
nelle nebbie della sera fa ritorno al
canneto
i suoi
piccoli accorrono alla proda, come in un miraggio,
affamati, e lo vedono schiantare all’acque, in liquido
sfacelo.
Credendo
condividere sì lauto pasto,
corrono
al padre con animo fasto,
scuotendo i becchi sull’orrido gozzo.
Egli
guadagna, a passo lento, un arduo pietroso appiglio,
prendendo
sotto l’ala enorme ogni adorato figlio,
e, pescatore
tetro, affissa il cielo in un singhiozzo.
Scorre il sangue a lunghi fiotti nel
petto aperto;
invano
ha frugato del mare ogni lucore;
vuoto era l'oceano e il lido deserto;
per tutto nutrimento sparge il suo cuore.
Placido
e muto, disteso sopra l’arenaria
largisce
alla prole le paterne interiora,
nell’amore
sublime cullando il suo dolore,
guarda
colare la rorida mammella,
vacilla
sul proprio festino di morte, e infine crolla,
ebbro
di voluttà, di tenerezza e orrore.
Talvolta, al culmine del divino
sacrificio,
teme
che i suoi figli lo lascino in vita;
allora
s’alza, apre le ali al vento e alla deriva,
si strappa il cuore con
selvagge grida,
urlando
nella notte un così lugubre addio
che
ogni altro uccello fugge la battigia,
e il
viaggiatore attardato sulla riva,
sentendo
il rezzo della morte, si raccomanda a Dio.
Egli è
poeta, e così fanno i grandi poeti.
Rallegrano
i figlioli del consorzio umano;
ma i
pasti che servono nei loro conviti desueti
sono per lo più simili a quelli del
pellicano.
Quando
parlano, bianchi màrtiri, delle speranze frustrate,
di
tristezza e oblio, di amore e di dolore,
questo
non è concerto che dilati il cuore.
I loro versi
sono come sciabolate:
lasciano
in aria un circolo abbagliante,
da cui pende tuttavia
qualche goccia di sangue.
Rispondo.
Ringrazio di cuore il signor Gianluca Ferrari per questa bella traduzione della poesia e gli invio molti cari saluti ricordando la sua città che suscita in me emozioni particolari. Infatti non solo mio fratello ha vissuto a Modena laureandosi in medicina e sposando una modenese che di nome fa Ferrari,( guarda le coincidenze) ma mio padre Attilio, che era uno dei medici scrittori fondatori della AMSI ( Associazione dei medici Scrittori) a Carpi era legato da affinità culturali e da profonda amicizia con Carlo Contini, un suo collega di professione e d'arte, per cui erano abbastanza frequenti le sue visite nel modenese. In quel periodo, intorno agli anni che vanno dal 60 al 65 io lavoravo a Milano e approfittavamo di quelle sue visite per incontrarci a Modena. Molto spesso nel famoso ristorante Fini, dove tra l'altro ho festeggiato il fidanzamento con mia moglie Enrica. Può quindi immaginare il piacere che mi ha fatto ricordare quel periodo. La ringrazio veramente e sono curioso di sapere se la sua traduzione, che rivela una sensibilità e una vena artistica non comune, sia una eccezione o sia invece indice di una espressività che ha già dato luogo a concrete manifestazioni. Riceverò con piacere una sua risposta e intanto la saluto con molta cordialità, Paolo Maccioni